"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto" (Calvino)
Avrei potuto dire “riprendere a scrivere”, ma no, non sarebbe giusto. Se fosse un’attività, allora sì: un’attività si comincia, si mette in pausa e si riprende…
Ma scrivere è una casa, che si abita, che si lascia e alla quale si torna. Questa casa, io l’ho abbandonata per tanto tempo (quasi tutti questi mesi assurdi). Il silenzio mi ha avvolta come un sudario. Un silenzio che ho sentito necessario, doveroso, o fisiologico, non so. Ma quanto male mi ha fatto. Come essere ferita, come perdere un pezzo di me.
Oggi è accaduto un miracolo; come tutti i miracoli inatteso, come tutti i miracoli immeritato.
Mi sono messa a riordinare il barattolo fitto fitto di penne a sfera. Un bloc-notes accanto, le ho provate tutte, con la firma (viene spontaneo anche a voi di usare la firma per provare una penna?), e ho scoperto che tantissime non funzionavano più. Erano asciutte, dure, avare. Il mio nome non appariva. La mia identità – capite? – era solo un goffo invisibile graffio.
Guardavo le penne che via via mettevo da parte, la punta rivolta verso di me. Erano frecce puntate al mio cuore, come una condanna, una maledizione (“non scriverai più”), e io con le spalle al muro ad attendere la sorte.
Ho sentito l’urgenza di difendermi, col primo buon proposito del nuovo anno. Un impegno molto modesto, certo, eppure così colmo di significato: buttare via le penne esaurite. Buttarle via subito, senza indugio, grata di quel che perdo.
Ma – direte voi – ormai le storie si scrivono al computer, che c’entrano le penne? Niente, ma non le volevo più intorno. Penne morte in un barattolo, penne che non scrivono, sono il simbolo di un silenzio al quale non voglio più cedere.
Mi sono ricordata di avere una vecchia stilografica (trent’anni o forse di più). L’ho cercata, l’ho trovata; ho trovato anche la scatolina con le cartucce, incredibilmente ancora buone. L’inchiostro sgorga generoso, è sangue vivo.
La mia firma viene bene.
Esiste – netta e lucente – sul bianco del foglio.
Esisto di nuovo anch’io.
Luisella
Bentornata!
Grazie mille, Mauro.
Magnifico. Finalmente sei ritornata.
Grazie Dario, grazie di cuore, grazie di leggermi e di seguirmi sempre. E mi scuso se rispondo al tuo commento solo ora. Anche “tornare” al blog (accedere, amministrare le pagine…) è una consuetudine che devo riprendere. Questi mesi sono stati come lo straccio sulla lavagna, hanno cancellato tante abitudini, tanti gesti. Ma occorre ricostruire, la scrittura e quel che ci sta attorno.
Ciao Luisella,
mi piace molto come hai descritto il tuo ritorno.
E devo dire che ti capisco in pieno, ma sarebbe un discorso lungo.
Ben ritrovata, un abbraccio!
Anna
Grazie Anna. Un abbraccio (e buona scrittura) a te.