"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto" (Calvino)
Storia di Ada di Carlo Cassola, Einaudi, con un bel ritratto di Matisse in copertina. L’ho trovato ieri in una libreria antiquaria. Sfogliato, mi è parso scorrevole, dolce, semplice. Lo leggerò.
Ma non è per questo che l’ho preso. Nel risguardo, c’era una dedica. Eccola.
Non sapremo mai chi era Nicoletta che voleva bene a qualcuno anche se non sembra, né sapremo mai chi era l’oggetto di questo affetto muto e forse un po’ brusco: un fratello, una sorella, un nipote, un amico, un’amica? O forse un figlio, una figlia, con cui le parole d’amore erano difficili e sghembe come a volte succede? (Nicoletta quindi era una madre moderna di quelle che nemmeno si firmano “mamma”)?
Questa persona compiva davvero vent’anni o era solo una battuta? Me lo fa credere quel 20 sottolineato con ironia, quegli anni non del tutto persi, come se a qualsiasi età i vent’anni fossero ancora dentro, mai completamente perduti, anni fieri e ritti come soldati a far da sentinella a tenerezze ed antichi sogni. E dunque poteva essere un vecchio, una vecchia, un genitore, la persona a cui Nicoletta non dimostrava abbastanza il suo affetto?
E che ne è stato di Nicoletta e di chi compiva i suoi vent’anni veri o fantasticati?
Stringo questo libro e mi sorprendo a pensare che ne sono passati quarantanove, mio dio, quarantanove, un tempo infinito e brevissimo, un lampo eterno, bastevole a morire e a rinascere e morire di nuovo, all’accadere di migliaia di cose o nemmeno di una.
Forse la sconosciuta Nicoletta non c’è più, né la persona che ricevette il dono, ma oggi sono io che lo tengo in mano, e il 27 marzo 1967 mi torna vivo col suo messaggio dolce ed ignoto.
Anche di questo è fatto il miracolo dei libri.
Luisella
Che tenerezza – difficile e venata di qualche tormento, forse – in quella dedica. Capisco benissimo come tu ne sia rimasta abbia DOVUTO prendere quel libro. E penso che tu l’abbia fatto tuttavia – sbaglio? – con un velo di imbarazzo, perché si tratta pur sempre di un’incursione “illegittima” nei sentimenti altrui. Persone che svelano in quelle poche righe la propria fragilità, e forse qualche rimpianto e dolore, di fronte ai quali ci si sente spesso importuni e sgraditi osservatori … ma la scrittrice non può fare a meno, credo, di restare affascinata da questi imprevisti, momentanei scorci nell’intimità di persone sconosciute. Né può resistere all’impulso di immaginarne l’origine, gli sviluppi, il destino.
Mi hai compresa perfettamente.
commovente assai. anch’io compro spessissimo libri usati e mi soffermo sempre se c’è una dedica. c’è tanta vita nei libri usati. a volte anche morte. ma è solo l’altra faccia della medaglia… grazie,
maria